Tanto tempo fa ho provato ad aprire una pagina Tipeee e poi Patreon, non mi sono mai trovata bene con questi sistemi, finché sono tornata a Buy me a Coffee. Ma in realtà nessuna forma di abbonamento ha mai funzionato, forse perché il limite tra quello che condivido liberamente e quello a pagamento è veramente molto labile.

O forse perché neanche io sono convinta di certe scelte e questo arriva a chi legge, ascolta e segue.

Riaprendo le consulenze ad offerta libera, ho riflettuto su come chiudersi è un processo lungo, subdolo, spesso impercettibile, quasi sempre supportato dalla razionalità. È anche vero che online, ma in generale nella Vita, può capitare di sentirsi usatɜ, prosciugatɜ, se il tuo intento è dare e aiutare a volte la contropartita è non sapere quando e come fermarsi.

Sono passati sei anni da quando ho aperto laciclistaignorante.it, online ho combinato di tutto (nel senso buono sia chiaro).

Ho scritto su quattro social distinti per anni portando avanti una pubblicazione serrata quasi quotidiana, due/tre articoli a settimana sul Blog e nonostante le difficoltà nel farlo crescere continuo ancora adesso a portare avanti il canale Telegram (insieme al Blog e al Podcast, uno dei miei spazi preferiti). Ho sperimentato, fallito e sperimentato ancora: anzi sperimento, fallisco e sperimento ancora, in loop perché mollare non fa parte di me, ma soprattutto sento di poter fare la differenza.

La diagnosi di Adhd mi ha regalato la libertà di essere me stessa fino alla fine, mi sta insegnando a conoscermi ogni giorno di più e, finalmente, sto imparando che vado bene così come sono: è un passaggio tutt’altro che banale.

Questo spazio ho subito una marea di trasformazioni, un immenso esperimento a cielo aperto.

È nato sulla macerie di Patreon, è diventato una sorta di diario, ma è anche lo spazio che mi ha aiutato a dividere la parte un po’ più tecnica (l’attuale Blog Pubblico) da quella più personale. Qui ho iniziato a parlare di Adhd, qui è dove lascio tutte quelle parole che non voglio si dispergano sui social.

Definisco da tempo questo spazio il viaggio tra i sentimenti – paura, coraggio, entusiasmo, determinazione, dubbi – che animano La Ciclista Ignorante.

Ed ogni volta che l’ho aperto per pubblicare e aggiornarlo, ho vissuto l’enorme contraddizione tra il nessunə è disposto a pagare per leggere questi contenuti e il ha veramente senso far pagare?!?

Io scrivo per incoraggiare le altre persone, da sempre. Ad un certo punto mi sono distratta, è arrivata la ciclofficina, la ciclomeccanica, ma lo scopo originario e primario per cui scrivo è da sempre quello di incoraggiare chi mi legge: in un mondo iperconnesso e, a mio avviso, molto confuso, servono parole fuori dal coro, lo so per certo.

Essere fuori dal coro (non sono l’unica sia chiaro) non è affatto facile, perché ti ritrovi a tracciare la tua strada, a interrogarti sui tuoi personali perché, a rimettere in discussione tutto quello che fai per come lo fai, ancora una volta.

Ho imparato che darmi valore non è darmi un prezzo e quando condivido online il mio scopo è contribuire a costruire una società diversa, equa, etica, libera, non violenta.

Se tra quello che hai letto e ascoltato tra i Blog e Podcast hai trovato le risposte e il valore che cercavi, puoi sostenermi liberamente qui: grazie al tuo aiuto continuerò a mantenere gli spazi online che abito liberi, imparziali, autonomi e indipendenti.

So che l’offerta libera confonde, succede anche a me, ne ho parlato tra chi mi segue da sempre: il dubbio è sempre di dare troppo poco, di fare brutta figura. Mi sono ritrovata di recente nella posizione di dover donare e rimanere bloccata: serve una profonda connessione con sé stessɜ, percepire il proprio valore, interrogarsi su quanto siamo dispostə a dare e non solo in termine di soldi.

In un mondo dove fallire è diventato di moda, dove la debolezza aiuta a vendere, traccio la strada più difficile, quella della sincerità e della trasparenza, senza altri scopi nascosti. E se posso fare questo passo è perché negli anni c’è chi mi ha dimostrato che tutto questo lavoro silenzioso, spesso non commentato o acclamato, ha fatto la differenza.

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