Siamo tutti un po’ adhd me lo sono sentita dire fin troppo da quando ho apertamente dichiarato di esserlo. La trovo una frase svilente ed anche violenta.
Nell’immaginario collettivo la violenza è quella fisica, quella che lascia segni visibili sul corpo delle persone, quella che in casi estremi, porta alla morte. È violenza anche quando si usano male le parole, queste possono ferire, fino anche a provocare dolore fisico.
Un famoso proverbio recita ne uccide più la lingua che la spada e si sa che nei proverbi risiede molta saggezza.
Svilire è una forma di violenza: si svuota di significato, di importanza e, posso assicurarlo, se ricevi la diagnosi da adulta (molto adulta) come è successo a me, affronti già una fase dolorosa in cui rivedi tutta la tua Vita e i tanti errori, non hai bisogno di sentirti anche sminuita.
Si potrebbe chiudere qui il discorso: non ditela e basta. Ma voglio andare un po’ oltre.
Mi sono chiesta perché le persone esternano certe affermazioni con tanta leggerezza, cosa porta a frasi come quella citata o all’uso improprio di parole come depressione, borderline e bipolarismo.
L’ignoranza è una di queste risposte. Nel senso originale del termine ignorante è chi ignora: non c’è nessuna accezione positiva o negativa, è un fatto. Per quello ho scelto come alias La Ciclista Ignorante: ignoravo ed ignoro un sacco di cose, le studio e le condivido.
Purtroppo questa però non è la prassi, ma l’eccezione.
Spesso (sempre) ignorante viene usato come dispregiativo e chi ignora non ne è consapevole, anzi è convintə di sapere.
A mio personalissimo avviso, la conseguenza di questo tipo di ignoranza porta a concentrarsi esclusivamente sui sintomi, quelli che più spesso vengono descritti per spiegare cos’è l’Adhd, ma non ci si sofferma mai sull’aspetto fondamentale: quanto questi sintomi hanno impattato nella Vita di quella persona.
Il punto non è la procrastinazione di per sé o studiare più facilmente una materia che ci piace rispetto un’altra che ci annoia. Questi sono aspetti comuni a moltissime persone.
Ma quanto rimandare alcuni impegni o compiti ha influenzato sulla propria Vita e quanto, pur consapevoli di un comportamento dannoso, non si è riusciti a cambiare.
Secondo ɜ specialistз che mi hanno diagnosticato l’Adhd e che mi stanno seguendo in terapia, ho un’intelligenza superiore alla media che negli anni mi ha permesso di compensare la sintomatologia dell’Adhd, in pratica ho ipercompensato anche grazie al Buddismo: al di là della questione fede, qualsiasi pratica meditativa aiuta a rallentare e concentrarsi. La psicologa che ha svolto la valutazione iniziale era sorpresa che il mio legame con la pratica buddista durasse ancora, proprio per la natura stessa dell’Adhd.
Sapere di essere così intelligente non mi ha fatto bene, non subito per lo meno, perché una delle conseguenze dell’Adhd sulla mia Vita è la difficile condizione economica e debitoria: il primo pensiero è stato qualcosa di simile a sono intelligente ma non furba visto che ho solo cinque euro in tasca.
Il mio quoziente intellettivo non lo voglio sapere, ma non sarò di certo l’unica al mondo ad essere sopra alla media, come non sono l’unica a non sentire la sveglia al mattino, a dimenticarmi le cose, a cominciare qualcosa per lasciarla a metà, ad appassionarmi tantissimo ad un argomento per poi annoiarmi dopo poco.
Ma quanto tutti questi aspetti influiscono sulla quotidianità, sulla qualità della Vita, sulla propria autostima, sulla percezione di sé rispetto alla famiglia e alla società?
Dall’Adhd non guarisci e non puoi cambiare, come dicevo puoi compensare: è faticoso, basta poco per perdersi e dover ricominciare da capo, non c’è allenamento che tenga -né fisico né mentale- perché non è una questione di volontà.
Quindi no, non siamo tuttɜ un po’ Adhd, o bipolari, o depressi. Per fortuna.
C’è chi ha deficit biologici e chimici che si manifestano in determinati modi e neanche sempre uguali da paziente a paziente, e c’è chi invece con un po’ di volontà e metodo riesce a fare anche le cose più noiose o faticose, senza percepire violenza su di sé per concludere quel compito.
Già, io credo che l’Adhd sia in qualche modo violenta, ti ancora dove sei, al di là di qualsiasi volontà personale la tua testa va altrove: a volte subisci, nonostante la terapia farmacologica, a volte attui le tue strategie quelle faticosamente costruite negli anni e non necessariamente immediate. Ci sono giorni in cui ti senti solo stremata, nonostante la consapevolezza della diagnosi e dei propri limiti.
Quindi no, non siamo un po’ tuttɜ Adhd e sì, dovreste proprio smettere di dire frasi del genere.